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08/08/2022
HUMAN AT WORK - Salute psicologica e burnout: quando lavorare diventa tossico

Abbiamo sempre detto come lo stress sia di fatto una condizione negativa in superficie ma, se vista bene, potenzialmente buona, ovvero fonte di nuovi adattamenti, di nuove spinte al miglioramento e allo sviluppo.

Lo stress è infatti descritto come una risposta adattiva a situazioni nuove, che ci spingono a migliorarci per vivere al meglio e superare eventuali ostacoli.

Ma cosa succede quando non riusciamo a incanalare questo stress?

Quando non riusciamo a utilizzarlo a nostro favore per crescere?

Allora nasce un problema.

Se parliamo di risposta adattiva consideriamo solo una parte della situazione, ovvero la reazione del soggetto a una situazione. E questo è importante. Ricordiamoci però che l’uomo non vive da solo e, soprattutto sul luogo di lavoro, gestisce relazioni spesso complicate con colleghi, capi, superiori, fornitori, insomma con molteplici personalità e ruoli.

Quando l’ambiente intorno al soggetto diventa ricco di fonti di stress, la sua reazione adattiva può non essere sufficiente a sfruttare una sfida tramutandola in successo. Da qui può nascere il burnout, ovvero una condiziona psicologica molto pericolosa. Di fronte al burnout il lavoratore si sente incapace, fortemente frustrato e la sua performance ne risente oltre che, cosa più grave, la sua salute.

In questo frangente devono entrare in campo le risorse di un’azienda, se dotata di dirigenza lungimirante, che deve intervenire per prevenire, ancor prima che curare, lo stress e il burnout. “Prevenire e curare”: abbiamo scritto termini medici, che si usano per le malattie: perché il burnout può essere considerato una malattia psicologica, e le sue conseguenze malattie fisiche.

Quindi, onde evitare licenziamenti e la perdita di risorse lavorative importanti, oltre che per il rispetto della PERSONA intesa come tale, è necessario che manager e imprese non sottovalutino il burnout, come suggerisce Biancamaria Cavallini.

Come abbiamo più volte scritto in altri commenti della rubrica “human at work”, infatti, più che mai oggi l’attenzione alla persona che lavora, prima come persona e poi come lavoratore, è fondamentale nel mondo professionale attuale.

Conoscenze e competenze relazionali salvano le aziende. Migliorare relazioni e condizioni di lavoro negli ambienti organizzativi favorisce il benessere di chi li vive e, inevitabilmente, il suo modo di lavorare, nonché i risultati raggiunti.

Inclusione, rispetto, fiducia, sostegno: queste “best practices” possono fare la differenza. Si tratta di valori in cui un’azienda, e in primis la sua dirigenza, deve credere e mettere in pratica.

Questi valori sono gli stessi su cui si basa la mission di BCC Agrobresciano: le persone sono per noi al centro, prima come tali e poi come collaboratori, clienti o soci.

Proveniamo da una storia fatta di associazionismo e cooperazione: questi concetti, con tutte le implicazioni relazionali che comportano, sono il nostro DNA.

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Burnout e benessere psicologico: la responsabilità è dell’azienda

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