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07/03/2022
HUMAN AT WOR - Lavoro: il bisogno e la fatica di ricominciare a incontrarsi di persona

Ricominciare a incontrarsi di persona

L'uomo è un animale sociale: tende per natura ad aggregarsi con altri individui e a costituirsi in società.” Questo scrisse circa 2400 anni fa Aristotele. E ai suoi tempi, nelle polis, la collettività era un “bene” fondamentale.

Ma l’uomo è ancora un animale sociale? Oppure fra call, social, realtà virtuali, avatar e chi più ne ha, più ne metta, è diventato un animale virtuale?

Sganciandoci da ragionamenti sociologici troppo ampi e agganciandoci alla bellissima riflessione di Riccarda Zezza, restando nel nostro filone “Human at Work” ci siamo posti delle domande circa il nostro modus operandi lavorativo – su quanto sia sociale e collettivo oppure telematico e individualistico.

Nell’ante-Covid incontravamo quante più persone potevamo, il lavoro era una connessione analogica, vis-à-vis perché sapevamo che più conoscevamo e incontravamo, più potevamo arricchirci.

Arricchirci di cosa? Di esperienza, vissuto, emozioni.

Il web di per sé ha un po' diminuito questa prassi poiché tendiamo a googolare qualsiasi informazione per avere nozioni, più che conoscenza, e acceleriamo tutto.

L’ immobilità fisica che la pandemia ci ha imposto ha ulteriormente accentuato questa ricerca, togliendo esperienza e, dall’altro, ha tolto anche il contatto e tutto ciò che esso porta con sé.

Probabilmente siamo diventati più efficienti nel lavoro, nelle riunioni on-line, nella velocità, nello smaltimento delle informazioni, ma sono solo informazioni superficiali. Il non detto ma l’agito, il non espresso verbalmente ma ciò che è comunicato con un gesto, uno sguardo, una postura, un mimo…ce lo siamo un po' persi insieme a quell’istinto comunicativo che guida le relazioni. Perché lo schermo a cui ci siamo abituati, accelera alcuni processi, favorisce velocità nella condivisione di contenuti, ma allontana la relazione, la percezione, perchè attraverso lo schermo passa pochissimo.

Ebbene, torneremo a preferire il vis-à-vis?

Noi di BCC Agrobresciano ce lo auguriamo.

Facciamo del rapporto con clienti, fornitori, collaboratori, prima di tutto persone per noi, la base del nostro lavoro: conosciamo, ascoltiamo, capiamo e solo dopo tutto questo proponiamo le nostre soluzioni finanziarie.

Il nostro lavoro, consiste nel seguire con passione i clienti acquisiti, ma anche di approcciare quei “consequential strangers” citati da Zezza, “estranei che hanno delle conseguenze sulla nostra vita” che in ambito bancario sono “i clienti potenziali” - persone che non conosciamo ma che rappresentano il mondo a cui ci rivolgiamo. E noi possiamo essere per loro, a nostra volta, dei consulenti che potrebbero dare, senza nemmeno volerlo, la soluzione che cercano.

Questi “legami deboli”, come li definisce Zezza, sono fonte di innumerevoli ricchezze, spunti, possibilità e opportunità che il virtuale non contempla.

E allora promuoviamo, in sicurezza, incontri di persona, perché siamo persone – o animali – sociali.

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Leggi qui l’articolo completo de il Sole24 Ore  "Lavoro: il bisogno e la fatica di ricominciare a incontrarsi di persona"