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26/04/2022
HUMAN AT WORK - Perchè cambiare non fa più paura?

Cosa ci ha insegnato la pandemia in termini di adattamento e progresso?

Unire parole come pandemia e progresso può apparire un ossimoro di primo acchito. Invece, seguendo il pensiero espresso da Riccarda Zezza nell’articolo che andiamo a commentare oggi, queste due parole rappresentano la nostra nuova realtà.

La pandemia ci ha travolto: ha scosso famiglie, sanità, relazioni umane di ogni livello e natura e, last but not least, il lavoro. Ha cambiato le abitudini e le consuetudini in ognuno degli ambiti sopra elencati.

Oggi, dopo che vaccini, misure, regole e capacità di convivenza con il virus ci hanno permesso di fare tutto quello che facevamo prima, si sente ripetere che bisogna tornare alla vita di prima. Il fatto è che non si tratta solo di una cosa (la vita di prima) ma ci si dovrebbe domandare soprattutto di un “come”.

Come facciamo a vivere la vita di prima oggi che siamo totalmente diversi?

Perché siamo diversi? Perché l’uomo si adatta: è il fondamento della sua evoluzione.

Ci siamo adattati alla pandemia e agli scossoni che ha portato nelle nostre vite e ci siamo adattati bene, perché questo fa l’uomo per sopravvivere.

Tutto quel che è scaturito dalle nuove abitudini pandemiche e post pandemiche non è stato per forza completamente negativo. Abbiamo scoperto modi di vivere, e soprattutto di lavorare, più consoni ai ritmi domestici, alla famiglia, alle esigenze personali. E abbiamo comunque lavorato, prodotto e rispettato scadenze.

E quindi, perché tornare “indietro tutta” perdendo quel che di buono abbiamo imparato?

Una domanda semplice ma che pochi si pongono cercando di tornare “alla normalità” di due anni fa pensando di cancellare con un colpo di spugna tutto quel che in mezzo c’è stato.

Tanti altri, invece, consapevoli di quel che hanno vissuto e imparato vivendo un’emergenza ma traendone comunque del bene, non sono disposti a cancellare questo periodo.

Quindi. Perché tornare al vecchio lavoro, alle vecchie abitudini che prima erano normali e ora non lo sono più?

Se tutto è cambiato, cambiamo anche noi, non fermiamoci. Cambiare è la parola d’ordine.

Cambiare in primis lavoro cercando qualcosa che rispecchi il nostro nuovo modo di vivere e concepire il benessere. Lavoro da casa, lavoro smart, lavoro alternato casa/ufficio … perché no?

Ecco il progresso che la pandemia ci ha portato: consapevolezza di sé.

Un discorso che va molto al di là del solo ambito lavorativo. Consapevolezza della salute, del benessere, delle relazioni, di quello che ci perdiamo o ci potremmo perdere quotidianamente: non si tratta di “ore di qualcosa” ma di qualità della vita.

La stessa qualità della vita che BCC Agrobresciano sostiene attraverso la propria mission, inclusa nello statuto. Una qualità della vita che passa inevitabilmente da scelte economiche e investimenti, ma che tocca tutti gli ambiti della comunità attraverso le attività a sfondo sociale che la sua natura e la sua costituzione implicano.

Se il cambiamento, semplicemente, accade, lasciamolo accadere.

Senza paura, ma con nuovo slancio vitale.

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Dimettersi dopo la pandemia: non una fuga ma una scelta di vita

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