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L’articolo di Biancamaria Cavallini tocca un punto nevralgico di qualsiasi relazione: sia essa personale, lavorativa, cliente/fornitore, scolastica, dottore/paziente, qualsiasi relazione è composta da una comunicazione e da un ascolto, da una parte che comunica e l’altra che recepisce il messaggio e lo interpreta.
Il messaggio non è solo parole ed espressioni ma cela tanto altro nei modi in cui viene espresso.
Il cosa e il come hanno funzioni complementari e rafforzative e molto spesso, se alle parole è attribuito il cosa, alle espressioni non verbali è dato l’arduo compito di esprimere il come.
Io posso dire “che belle giornata è oggi!”, ma se lo dico con il sorriso o con una faccia funerea il mio messaggio vorrà dire cose ben distinte.
E quindi, il mio interlocutore cosa capisce?
Nell’articolo della sig.ra Cavallini si evince l’importanza del capire, soprattutto quando si fa una domanda e si vuole conoscere lo stato d’animo dei propri collaboratori perché il lavoro non è, e non deve essere, solo esecuzione.
Sul luogo di lavoro tutti noi mettiamo il nostro impegno, ma anche creatività, emozioni, belle o brutte che siano. E favorire le prime è fondamentale.
Un leader saggio e lungumirante dovrebbe mettere in cima alle sue priorità questo aspetto, almeno alla pari del risultato operativo.
E se abbiamo un collega in difficoltà, o arrabbiato, o in un “momento no” risulta umano, oltre che professionalmente funzionale, metterlo nelle condizioni di lavorare meglio.
Quindi un leader nello specifico, ma anche qualsiasi buon collega, dovrebbe un pochino impicciarsi del benessere altrui.
Saper mettere a proprio agio il prossimo tanto nei momenti posititvi, quanto in quelli difficili fa bene, in fondo, a tutti e porta risultati di squadra migliori.
Ma in questa situazione idilliaca c’è un “però”: ovvero, se facciamo una domanda, se ci “impicciamo”, dobbiamo sostenere la risposta, come dice chiaramente Cavallini.
Questo significa
ascoltare e dare un po' del nostro tempo all’altro, metterci a disposizione.
Sostenere la risposta è un grande impegno perché mette allo scoperto atteggiamenti, sensibilità e comportamenti che sul lavoro tradizionalmente sono ritenuti fuori luogo perché “si deve lavorare e stop”.
Ma, oggi, noi crediamo che si debba lavorare sì, ma soprattutto lavorare bene.
Le persone devono essere sempre poste al centro, come cerchiamo di fare ogni giorno in BCC Agrobresciano:
che siano clienti, soci o collaboratori, lo spirito corporativistico che ci identifica ci porta a pensare prima alle persone e dopo al risultato.
Perché siamo convinti che persone contente sul luogo di lavoro, così come soci e clienti, diano poi il meglio anche sotto l’aspetto “funzionale”.
Sostenere la risposta di una domanda è un grande aiuto che possiamo dare al prossimo, che sia collega, amico, moglie, marito, chiunque.
Empatia, ascolto, compassione, non sono atteggiamenti per i deboli, sono la chiave per vivere bene con le persone.
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Leadership ed emozioni: riconoscere, capire, supportare
scritto da Biancamaria Cavallini