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Quanto si parla di quote rosa, di rappresentanza di genere, sul lavoro e nella società?
Francesco Casoli, presidente di AIDAF (associazione delle aziende familiari italiane), ribalta e usa il concetto di genere attribuendolo non alle persone, ma alle aziende, e fa bene. Il suo desiderio è quello di vedere un nuovo genere di aziende, inclusive e più ricche di diversità.
Lasciando quindi stare definizioni e catalogazioni, un tema ampiamente trattato negli scorsi articoli della rubrica Human at Work, quando abbiamo analizzato soprattutto quanto alle definizioni sfugga troppo facilmente il presente e il rapido cambiamento sociale, passiamo oggi a concepire imprese e aziende aperte, fluide, in cui tutti, indistintamente, possono fare la differenza: donne, uomini, adulti, senior e giovani capaci di creare un genere di azienda virtuosa.
Fa capolino in questo articolo la parola “giovane”, che rappresenta un’altra fascia di popolazione su cui si spendono, quando si pensa all’ambito professionale, tante parole, tanti cliché, e si guarda poco in faccia alla realtà del soggetto.
Stando al dato indicato nell’articolo di Casoli, nel giro di 10 anni la presenza di under40 in posizioni di leadership e rappresentanza nelle aziende italiane si è dimezzato, dal 16% all’8% circa.
Un dato allarmante e il presidente di Aidaf si chiede: perché? È una questione di fiducia nella nuova generazione, di poco credito dato alle sue capacità, di volontà di sminuirne l’esperienza?
Le ragioni possono essere tutte queste insieme ma Casoli intende lavorare per capovolgere quelli che sono troppo spesso considerati limiti del giovane, come la poca esperienza citata prima, trattandoli come plus.
Il suo auspicio è quello di accogliere la freschezza che la gioventù esprime, aprirsi alle nuove idee, e con esse alle nuove tecnologie, investire sulla modernità che le nuove generazioni portano con sé, sulla ricchezza che una mente più libera e meno ancorata a schemi e usi sedimentati può portare nella gestione di affari vecchi e nuovi.
Il capovolgimento di prospettiva e paradigma magari fa paura, indispettisce, come del resto fa il cambiamento di definizione trattato nei precedenti articoli in news.
L'invito di Casoli, che BCC Agrobresciano condivide, è invece quello di sostenere il contributo dei giovani, diverso dagli schemi stabiliti, e invita anche ad accogliere come fonte di ricchezza qualsiasi diversità.
Solo da questo processo parole come inclusione, cooperazione, confronto e sostegno avranno veramente senso e attuazione.
Esse rappresentano anche i valori che caratterizzano la mission di BCC Agrobresciano e che la Banca testimonia verso soci e clienti, ma anche e soprattutto verso i giovani e i giovani Soci che in Bcc Agrobresciano hanno dato vita a un gruppo, sempre più nutrito di Soci e Socie under 40 che portano avanti attività di comunicazione, sostegno e sensibilizzazione dedicati alla loro generazione.
I Giovani Soci di BCC Agrobresciano sono una grandissima risorsa per la Banca, capaci di traghettare il nostro presente nel nostro, e nel loro, futuro.
Francesco Casoli: “Ci vorrebbe una quota giovani per i cda delle imprese”
scritto da Alley Oop