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31/10/2022
Human at Work - Cosa sono i lavoratori, se non persone?

L’articolo di Riccarda Zezza da cui traiamo oggi le nostre #riflessionicondivise parte da una domanda, che nei nostri desideri vorremmo fosse già una certezza,

I lavoratori sono persone? Certo! - ci verrebbe da rispondere.

Ma, purtroppo, andiamo a sbattere contro anni e anni di retaggi culturali che vedono i lavoratori solamente come lavoratori.

Oggi, a seguito di quanto successo nei lunghissimi due anni di pandemia che non ci siamo ancora del tutto lasciati alle spalle, la “condizione uomo” è al centro dei nostri pensieri.

La persona nel suo insieme si è ricomposta lavorando da casa e mischiando vita personale e professionale nei vari lock-down. Questo “esperimento sociale” ha dato buoni frutti, primo fra tutti una nuova consapevolezza del sé in quanto uomo o donna capace di lavorare meglio se lasciato libero di lavorare essendo quel che è.

Questo approccio sottintende una grossa iniezione di fiducia che le aziende e i loro manager hanno dovuto praticare in momenti forzati, ma ai quali sono chiamanti ad attingere ancora oggi.

Perché? Perché il lavoratore non torna indietro.

I numeri che la giornalista snocciola circa i sondaggi praticati presso gli occupati parlano chiaro: oggi il lavoratore soppesa tanto gli aspetti relazionali (flessibilità, attenzione dell’azienda al suo benessere e alle tematiche sociali, etc.) in una scelta di tipo professionale almeno quanto quelli tecnici (posizione, stipendio, etc.). Questo aspetto la dice lunga sulla concezione moderna del luogo di lavoro e del lavoro in sé: esso è uno strumento che ci permette di arrivare a vivere come desideriamo, non è un fine.

In sostanza una persona che oggi lavora, se può permetterselo, cerca di trovare una situazione che non solo soddisfi le sue mere aspirazioni professionali, ma che lo faccia anche e soprattutto sentire bene.

Questo benessere è un volano micidiale, un catalizzatore potentissimo nel fare la magia più efficace: far lavorare bene e felici le persone porta inevitabilmente al loro impegno, alla loro massima espressione, al successo. Senza costrizioni, senza orari, senza cartellini.

Per far questo un’azienda deve compiere in primis un salto cultuale attraverso la propria dirigenza e i propri responsabili in risorse umane e ESG Management. In secondo luogo, le stesse maestranze devono comunicare e condividere questo passaggio. Ci vuole coraggio ed empatia per arrivare a considerare tutti i lavoratori di un’azienda come persone, senza gerarchie o differenze.

Siamo abituati agli organigrammi che è giusto rimangano per un senso di organizzazione ma devono limitarsi al ruolo, non estendersi alla persona:

ognuno è parte integrante dell’azienda e la sua soddisfazione è fondamentale per far crescere qualsiasi realtà imprenditoriale.

In BCC Agrobresciano crediamo che le persone in quanto tali meritino tutta la nostra attenzione: che siano in nostri dipendenti, i clienti o i soci, per noi condivisione di intenti e comunicazione rappresentano le basi del nostro essere Banca di Credito Cooperativo.

Collaborare, comunicare e condividere sono veri pilastri, non solo di business, ma soprattutto di relazione.

Leggi l'articolo della rubrica Alley Oop del IlSole 24ORE

Risorse, ma umane: la rivoluzione del dipendente-cliente  https://bit.ly/3TMeinw

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