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Il titolo di oggi, ispirato all’articolo di Riccarda Zezza, può apparire fuorviante, ma racchiude in sé il nuovo senso di leadership e dimensione lavorativa che tentiamo, da alcuni mesi, di raccontare attraverso la nostra rubrica.
Abbiamo ripetuto più volte quanto oggi dimensione umana e professionale, privato e pubblico, siano un tutt’uno e, nell’ambito lavorativo, quanto esse interagiscano influenzando il “rendimento” professionale.
La parola rendimento non è molto elegante, ma “rende” bene l’idea di come è stato concepito e vissuto il lavoro fino a pochi anni fa. Abbiamo assistito al cambiamento di concetto, alla trasformazione del vissuto prima, e della considerazione poi, della mansione professionale.
Oggi il lavoratore non persegue più solo una prassi quotidiana che gli permette di portare a casa lo stipendio e vivere, ma ricerca una gratificazione più coinvolgente che tenga conto sì, del lato economico, ma anche di percezioni e sensazioni emotive che lo fanno stare bene lavorando.
Un leader deve conoscere questa nuova realtà ed essere leader nel gestirla per contornarsi di collaboratori felici, capaci, a proprio agio, e per questo di successo.
Il successo è un di cui di un modo di lavorare positivo, proficuo e produttivo, ma che insegue in primis il benessere, quel benessere, che tradizionalmente abbiamo sempre inseguito solo fuori dal lavoro, là dove spesso tanti “lavoratori” sono leader di sé stessi, in famiglia, nello sport, nel sociale e lo sono con soddisfazione e appagamento.
La domanda che ci poniamo oggi è: possiamo davvero imparare da queste esperienze formative e sfruttarle in ambito lavorativo?
Noi crediamo di si, il nuovo leader è sempre in formazione, empirica, fattiva, concreta, fuori dall’ufficio. Ascolta il mondo, vive la vita con senso critico e attenzione, ma anche con empatia ed emozioni, imparando a cogliere ogni aspetto e sfumatura.
Quest’esperienza, oggi più che mai, trasportata in ufficio, offre la possibilità di una gestione olistica del coordinamento aziendale, una concezione anche più reale e certamente più dignitosa del lavoratore e una relazione forse più complessa, ma più gratificante.
Come suggerisce infine la giornalista, oltre al leader “abbiamo tutti bisogno di almeno un po’ di leadership”: questa affermazione riguarda tutti i ruoli e tutti i livelli perché oggi, alla luce di quanto esposto, ogni singolo professionista dovrebbe imparare la leadership per difendere la propria competenza e mostrare tutto il suo talento attraverso una consapevolezza nuova del sé e dell’altro.
In BCC Agrobresciano sosteniamo le persone, da sempre. Siamo attenti alle relazioni, all’ascolto e a una consulenza che sia frutto di una considerazione dedicata alle singole esigenze.
La leadership per noi non è controllo o potere, è vicinanza, è la volontà di trasformarci in un punto di riferimento stabile e fidato per chi ci sceglie. Come il leader sempre in ascolto e sempre “dentro all’esperienza” raccontato da Riccarda Zezza diventa un traino positivo per un’azienda, così i nostri consulenti intraprendono un confronto approfondito, a 360°, per offrire la miglior soluzione ad personam.
Leggi l'articolo completo della rubrica Alley Oop de Il Sole24Ore
Lavoro: i leader più efficaci sono sempre in formazione
scritto da Riccarda Zezza