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Abbiamo capacità innate e nascoste che ci permettono ogni giorno di interfacciarci e relazionarci ai nostri simili in modo efficace e immediato.
Nella comunicazione quotidiana stiamo attenti a quel che diciamo, ma come lo diciamo?
Tutto quel “non verbale” che sta intorno al nostro eloquio sottolinea, rafforza e dona connotazioni particolari al contenuto del nostro dire senza che ce ne rendiamo conto.
Anni, secoli, millenni di storia hanno creato in noi strumenti e risorse non verbali automatiche, ricchezza fortissima della nostra capacità espressiva.
Di questo parla Lorenzo Cavalieri nell’articolo che andiamo a commentare oggi: un tema che lui, in quanto formatore, conosce bene e del quale soprattutto evidenzia le potenzialità.
Per noi “semplici utilizzatori” della lingua, che non ci fermiamo ad indagarne dinamiche e regole, utilizzare appunto comunicazione verbale e non verbale in sintonia e nella stessa direzione è normale, scontato, automatico.
Se ci fermassimo invece a studiarne meccanismi e regole implicite ci renderemmo conto di quanto facciamo, senza saperlo, quando comunichiamo. Gesti, espressioni facciali, intonazioni, silenzi, ritmo della parlata, infiniti elementi extra parola influenzano il nostro modo di comunicare e ne decretano l’efficacia, nonché il significato,
e il manager, protagonista della nostra rubrica, è l’attore illuminato e saggio che sa usare ognuno di essi per raggiungere il suo scopo.
Il manager li valuta anche in chi gli sta di fronte, per conoscerlo ed entrare meglio in relazione e sintonia con lui.
Questi elementi comunicativi, infatti, oltre a rafforzare un messaggio, la dicono lunga sulla personalità e il carattere di chi parla: una persona più nervosa o ansiosa avrò un intercalare più acceso, mentre una persona particolarmente ottimista avrà maggior predisposizione a una postura aperta e a un viso disteso e sorridente, a vantaggio di un approccio più “easy”.
Ad ogni modo, che usiamo inconsapevolmente o volontariamente questi aspetti non verbali, essi accompagnano il nostro parlato: il punto è che, conoscendoli e indirizzandoli, ci permettono di entrare meglio in relazione con il nostro interlocutore e di posizionarci prima e meglio sulla stessa lunghezza d’onda.
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In BCC Agrobresciano, quando ci interfacciamo con clienti e soci per una consulenza o nella quotidiana gestione, siamo sempre attenti a un approccio individuale e personalizzato, volto alla miglior comprensione di necessità e bisogni, ma anche di eventuali dubbi, pensieri ed emozioni.
Il nostro lavoro non è solo un consiglio pratico e non scaturisce solo in una soluzione economico/finanziaria: noi vogliamo anche essere partner, consulenti fidati, consiglieri dei nostri clienti perché siamo prima di tutto una Banca di credito cooperativo e nasciamo da un’identità storica associativa: le persone sono prima di tutto persone e per questo la relazione non è solo scambio di informazioni, ma anche e soprattutto sintonia e comprensione, che nascono dall’interpretazione di tutti quegli elementi non verbali raccontati in questo testo.
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Leggi articolo Sole24ORE - Management formazione
Migliorare la comunicazione non verbale: 5 raccomandazioni semplici
scritto da Lorenzo Cavalieri