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L’articolo di Emiliano Pecis, da cui traiamo ispirazione oggi per il nostro commento, mette a confronto stili dirigenziali completamente divergenti, l’uno nato per opposizione all’altro.
Se oltre 110 anni fa Frederick Taylor - raccontava e metteva in pratica in modo sistemico la sua idea di organizzazione del lavoro, che partiva da una concezione di “uomo operaio” - capace di agire ma non di condividere o sostenere valori aziendali, circa mezzo secolo dopo, Adriano Olivetti - sviluppò un modello di azienda agli antipodi, inclusiva e partecipata.
Inclusione e partecipazione sono due concetti molto moderni, trasversali nella società odierna.
Tanto nei rapporti personali, quanto in quelli sociali, che siano scolastici, lavorativi o sportivi, l’inclusione e la condivisione di valori, ideali e pratiche segna il quotidiano vivere del tessuto sociale.
La “grande scoperta” del post-covid è stata proprio capire che sempre di più, per essere “accomplished” – ovvero per sentirsi realizzate e felici nel mondo moderno, le persone vogliono condividere con i propri simili progetti e valori per “sentirsi squadra”.
Chi vive e lavora fa di queste due facce della stessa medaglia un tutt’uno nella sua esistenza.
La concezione opportunistica e materiale di Taylor, che gratificava il lavoratore solamente dal punto di vista monetario per farlo rendere di più, è sostituita oggi, nelle aziende di successo, da gratificazioni anche e soprattutto immateriali e concettuali, legate al credo delle persone, alle motivazioni che sottendono al contempo vita privata e lavoro, indivisibili ormai proprio perché guidati dai medesimi ideali e dalla stessa ricerca di benessere, soddisfazione e correttezza.
Un manager illuminato, come fu Adriano Olivetti, deve sapere tutto questo per fare in modo che prosperità aziendale e personale coincidano identificando lo stesso scopo di coloro che, sentendosi parte di un progetto che preveda un bene comune, lavorano e vivono un’azienda oltre il prodotto e il profitto.
D’altronde, l’azienda è fatta di persone e se le persone compiono le loro “mansioni”, convinti del valore e del significato positivo che portano con sé, lo fanno meglio e con maggiore redditività.